Intimacy
. 2019
Renata Petti e Rino Petrozziello
Installazione interattiva multisensoriale site specific
Lana, resina, lastra specchiante, Arduino, motore per girarrosto, sensore di prossimità, 4 speakers

“La programmazione di Nuvole arte riparte in autunno presentando una coinvolgente installazione di Renata Petti e Rino Petrozziello, dal titolo programmatico di Intimacy
Si tratta di un allestimento che sfrutta un’avanzata tecnologia in grado di interagire con il visitatore, un’opera multisensoriale, site specific sperimentata in occasione dell’ultimo Art Performing Festival al PAN Palazzo delle Arti Napoli.
Nella sala quasi buia, il visitatore entra come in un antro ed è accolto da quattro valigie realizzate all’uncinetto che ne rilevano la presenza e al suo avvicinarsi si mettono in moto: si aprono e si chiudono lentamente, lasciando immaginare un contenuto che non è visibile. Somigliano a bocche che emettono flebili suoni e parole sussurrate, favorendo il raccoglimento e il rapporto diretto con sé stessi. Da ciò il titolo dell’installazione.
Che cosa racchiude la valigia? si chiedono e ci chiedono gli autori. Si può provare a rispondere ipotizzando immagini, emozioni, pensieri, più che oggetti, come ci si aspetterebbe aprendo per l’appunto una valigia, ma, forse, non è tanto che cosa è contenuto che interessa, quanto l’atto stesso del contenere. Mettiamo, infatti, in una scatola o in un baule quel che vogliamo conservare, portar via, proteggere, affidare a un tempo futuro e qui sta l’essenza dell’intimità: la cura di qualcosa che merita di essere preservato, che va sottratto alla dimenticanza e alla dispersione. Le valigie, dunque, sembrano interpellarci, chiedere di riempirle con quanto non vogliamo vada perduto. Con la parte di sé che lo spettatore preserva.
Così accade, come in un gioco di scatole cinesi, che lo spazio della galleria contiene l’installazione che a sua volta contiene il visitatore. Non è però solo un problema di collocazione, di scelta e determinazione di un dentro/fuori. È, piuttosto, un movimento tra interno ed esterno, un continuo spostamento che genera calore. E infatti le superfici riflettenti moltiplicano ombre e luci proiettate, anch’esse alla fine determinate dalla presenza dei corpi (caldi) di chi è dentro la stanza attrezzata di tecnologie (fredde).
L’equazione del calore produce visioni e suoni che coinvolgono e trascinano, riportano chi osserva, dinanzi a se stesso, al cospetto della propria intimità, non appena comincia a estraniarsi dallo spazio e dal tempo della stanza. Come in una macchina ottica barocca, come in un gioco di specchi infinito, in cui si perde il senso della propria presenza.”
[Domenico Maria Papa]